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Non sono (più) credente nel senso di essere un membro di un gruppo religioso oppure nel senso di sostenere una delle tantissime teorie religiose, ciascuna delle quali è considerata la unica “verità” dai suoi proponenti. Credo piuttosto nell’imperfezione dell’essere umano e nei sui vani tentativi di dare alla sua propria esistenza un’importanza superiore nell’universo. Accetto il fatto che ci sono parecchie persone che non condividono il mio modo di vedere le cose e che preferiscono cercare di trovare un senso nella loro vita praticando una delle molte religioni che esistono. Anche se non sono più disposto a farmi strumentalizzare in modo più o meno palese da simili gruppi od organizzazioni, non ho nessun problema di convivere con credenti che rispettino il diritto di ciascuno di noi di vivere una vita senza dover aderire ad una delle loro religioni.
Ho letto la Bibbia, gran parte della Torà ed alcuni segmenti del Corano. Continuo a farlo come compito intellettuale e per poter spiegare meglio le mie prese di posizione riguardanti le diverse religioni.
Sono cresciuto in un ambiente cattolico (almeno sono stato indottrinato dalla chiesa cattolica fin dalla mia infanzia), facevo parte di un gruppo protestante proveniente dagli Stati Uniti, ho perfino lavorato come missionario laico in America Latina prima di liberarmi dalle tentacoli di organizzazioni che sono quasi riusciti a togliermi la mia capacità di ragionare.
Secondo me i grandi gruppi religiosi (che si chiamini “chiese” o no) sono un male pericoloso ed una minaccia costante per la pace in questo mondo. Il sostegno offerto a loro dalla parte dello stato, finanziato con i contributi di tutti i cittadini (che siano religiosi o no) è una delle grandi contraddizioni delle nostre società. La maggior parte di queste organizzazioni religiose abolirebbe in un batter d’occhio le strutture fondamentali su cui sono basate le nostre democrazie moderne.
È importante però sottolineare il fatto che ci sono uomini bravi ovunque, naturalmente anche all’interno di gruppi religiosi. Il mero fatto di aderire ad una chiesa specifica non ne fa di una persona un individuo buono oppure cattivo. Finalmente, tutti noi siamo responsabili di quello che facciamo. Purtroppo però le grandi organizzazioni religiose (soprattutto le religioni con “scritti sacri” che basano il loro potere ed influenza su regole strettamente dogmatiche la non-osservanza delle quali inevitabilmente risulta in una delle tante forme di “punizione” dei dissidenti o peccatori) non si contentano di un’adesione volontaria alle loro comunità ma approfittano dello loro status speciale consentitogli dallo stesso stato laico che spesso intendono combattere per esercitare pressione sulla società in generale.
È vero che tante guerre sono state iniziate da persone che non erano religiose. Nonostante sono convinto che tutto sommato le diverse comunità religiose abbiano provocato molto più danno e continuano a farlo.
Questo non vuol dire che ogni credente è automaticamente una persona cattiva o pericolosa. Neanche lo sono i non credenti come me. La libertà di pensiero è un bene che va protetto, e questa libertà senz’altro anche include la libertà di credere in un Dio che secondo me non esiste.
Ma la fede personale deve rimanere proprio questa - una fede personale che non deve mai essere strumentalizzata per opprimere quelli che non condividono le mie convinzioni. Lo Stato e la religione devono restare separati, la religione non deve mai interferire nella libera decisione delle persone assoggettandole ad un sistema di minaccie e dannazioni qualora esse dovessero decidere di non seguire le regole proposte dalle gruppe religiose come la unica verità.
Ho molti amici credenti aderenti a vari gruppi religiosi (cristiani, buddisti, ebrei, musulmani) e apprezzo moltissimo la loro amicizia. Conviviamo nello spirito di reciproco rispetto anche se seguimo strade a volte diametralmente opposte per quanto riguarda la nostra vita privata. Quello che ci unisce è il rispetto per la libera scelta del nostro proprio modo di vivere.
Ma questi credenti molto spesso sono in infrazione con le regole dogmatiche delle loro proprie chiese. Si dichiarano credenti ma si trovano in conflitto con i leader dei loro gruppi religiosi. Questo fatto è una delle grandi contraddizioni per me riguardante persone credenti ma è anche una della più forti esperanze che ho pensando al futuro. Immagino un mondo in cui ci siano credenti e non credenti che nonostante i loro concetti diversi della vita stessa e dell’aldilà trovino un punto comune: il rispetto reciproco.
Questo può solo funzionare se le chiese smettono di presentarsi come i titolari della (divina) verità. Certamente, anche i non credenti, che siano ateisti od agnostici, devono fare la loro parte. Dato che sono solo un essere umano e nessun essere soprannaturale non posso offrire delle risposte alle molte domande che si presentano nel corso della nostra vita. L’unica cosa che posso fare è cercare di vivere la mia esistenza sulla base del rispetto reciproco e la forte convinzione che nessuno di noi ha il diritto di costringere l’altro a seguirlo nel suo modo di vivere. Le regole dogmatiche, le minaccie e l’influenza esercitata sull’apparato laico dello stato dalla parte delle comunità religiose costituiscono un costante pericolo per la libertà dell’uomo. Questo pericolo diventa sempre più grande se le chiese non si contentano di applicare le loro “leggi” sui loro aderenti ma cercano di estendere la loro influenza ed il loro controllo sul resto della popolazione.
In questo senso spero che le grandi strutture di potere e di controllo delle diverse comunità religiose perdano di importanza nel futuro lasciando più spazio ad una società in cui possano convivere persone che seguono modelli di vita diversi senza dover rischiare di essere oppresse dagli altri per il mero fatto di dissentire. Le chiese non sono mai state dei proponenti di libertà ma piuttosto di soggiogamento (con qualche eccezione i cui sostenitori però molto spesso sono subito stati rimproverati dalla chiesa ufficiale; sto pensando alla “chiesa di liberazione” in America Latina per esempio). Che questo sia esclusivamente la colpa delle loro strutture stesse o degli atti commessi dai loro membri è una domanda a cui non è facile trovare una risposta soddisfacente.
Per non essere frainteso: senza dubbio le chiese non sono le uniche organizzazioni che causano danno, ce ne sono tante altre. Ci sono credenti che sono delle persone aperte, oneste e pronte ad aiutare gli altri e ci sono non credenti che sono proprio il contrario. La mera aderenza ad un culto religioso non ci rende automaticamente buono o cattivo ma la posizione sociale acquisita dalle grandi chiese nella storia umana ed il fatto che in gran parte hanno sfruttato la loro posizione dominante per opprimere tutti quelli considerati come infedeli o dissidenti da loro mi ha reso molto scettico nei confronti dei vari proponenti di verità divine.